Indice

APPENDICE 1

TAFSIR EL JALALEYN: La tradizione canonica intorno ai detti e ai

fatti di Maometto (hadith) dice: A eccezione di Maria e Gesù, non

è mai nato un bambino che non sia stato toccato dal Diavolo.

APPENDICE 2

TAFSIR EL JALALEYN: Due opinioni differenti sull'identità di colui

che doveva essere immolato: Ismaele o Isacco.

APPENDICE 3

MAJMAA EL BAYANE: Cita Abou Mouslim, il quale disse che il loro

paradiso era sulla terra. Spiega che "scendete" non significa che

erano in cielo. Confrontato con "discendete in Egitto".

APPENDICE 4

MOUNATHARAT HADITHAT: Di Ahmed Deedate. Dice che simbolicamente noi

siamo la famiglia di Dio e i suoi figli. Noi l'accettiamo di

considerarlo come figlio di Dio perché è molto prossimo a Lui.

APPENDICE 5

INTERPRETAZIONE DEL SANTO CORANO: DI SALAH ED DINE KECHRID. DISSE

CHE LA TERRA SUBIRA' DEI CAMBIAMENTI CHE LA TRASFORMERANNO IN UN

PARADISO.

113/5787

Pubblicato sotto la supervisione di Habib El-La, Beyrouth, b.p.

INIZIAZIONE ALL'INTERPRETAZIONE OBIETTIVA DEL TESTO INTRADUCIBILE

DEL SANTO CORANO

TRADUZIONE E NOTE DEL DR. SALAH ED-DINE KECHRID

616/39 - La Sura delle schiere (o delle truppe)

70.Verrà, allora, rimunerata ogni anima per ciò che avrà fatto,

ed Egli [cioè Dio] sa, meglio di chiunque, ciò che essi fanno.

71.E saranno spinti quelli che avranno rifiutato la fede verso

l'Inferno, a schiere, e quando vi saranno giunti, si apriranno le

sue porte e i suoi guardiani diranno loro: "Non vennero a voi dei

Messaggeri divini, di fra voi, a recitarvi i Segni del vostro Si-

gnore, e ad avvertirvi dell'avvento di questo vostro giorno?" Essi

risponderanno: "Sì, però si compirà, secondo giustizia, la senten-

za del castigo contro i miscredenti."

72.E verrà detto loro: "Entrate nelle porte dell'Inferno per rima-

nervi in eterno, e orrendo sarà il soggiorno per gli orgogliosi!"

73.Verranno spinti, inoltre, quelli che avranno temuto il loro Si-

gnore, verso il Paradiso, a schiere, e, quando vi saranno giunti,

si apriranno le sue porte, e i guardiani di esse diranno loro:

"Pace, salute e beatitudine a voi! Entrate e restate in eterno!"

74.Ed essi diranno: "Lode sia a Dio, il quale ha mantenuto a noi

la sua promessa e ci ha fatto ereditare la terra (2) e abiteremo

nel Paradiso dove vorremo!"

________________

2. La terra indica qui il Paradiso. E' probabile che la nostra terra subirà dei cambiamenti totali che la trasformeranno in un

Paradiso.

*." Il giorno in cui la terra sarà trasformata in un'altra cosa diversa dalla terra" (capitolo 14 versetto 48). Ereditando la ter-

ra, essi possederanno i mezzi d'agire nel bene per meritare il po-

sto che desiderano occupare in Paradiso.

APPENDICE 6

TAFSIR IBN KATHIR: DA' DIVERSE INTERPRETAZIONI ESEGETICHE, FRA LE

QUALI CHE 'MOUTAWAFIKA' SIGNIFICA 'MORIRE', CHE GESU' E' RIMASTO MORTO 3 GIORNI E 7 ORE, O 3 GIORNI.

APPENDICE 7

ENCICLOPEDIA ISLAMICA: SCRITTA IN LINGUA ARABA DA CHINTAOUI, KHORCHID

E YOUNES. DICE CHE 'ALLAH' PUO' SIGNIFICARE 'L'IDDIO' E

DERIVA DALL'ARAMAICO 'ELOHA' CHE SIGNIFICA 'ALLAH'.

APPENDICE 8 (a)

UNA CONFUTAZIONE ECCELLENTE DELLA DIVINITA' DI GESU' CRISTO FATTA

DA ABOU HAMED EL GHAZALI E COMMENTATA DA ROBERT CHIDIAC S.J. SULLA

BASE DEL MEDESIMO TESTO DEL VANGELO. MOSTRA CHE 'RABB' (SIGNORE),

'ILAH' (DIO) E 'IBN' (FIGLIO) POSSONO APPLICARSI A GESU' IN MANIE-

RA SIMBOLICA.

IV. I DIFFERENTI APPELLATIVI DATI A GESU'

§ 1 - Ilàh - Il caso di Hallaj

Questa setta, si sa, attribuisce al Messia il nome di Dio (Ilàh).

Il suo scopo è di magnificarlo col termine 'Dio' che può essere

dato a tutto ciò che è grande, o vogliono definire propriamente

la sua divinità?

In quest'ultimo caso, la cecità di questa setta sorpasserebbe

quella di tutte le altre, e quello che la fa cadere in tali dif-

ficoltà è il loro attaccamento a un'interpretazione letterale

di contenuto che la sana ragione ritiene assolutamente estraneo alle

intenzioni dell'autore. D'altronde, quanti significati apparenti non

si trovano in tutta la Legge rivelata, che si oppongono alla sana ragione, ma che i dottori di questa Legge hanno spiegato

allegoricamente?

E' proprio nelle difficoltà di questo genere che è caduto un certo

numero di personaggi illustri, dei quali uno ebbe a dire:

"Gloria a me!", un altro: "Che io sono grande!", e Hallaj:

"Io sono Dio!", "In questa tunica non c'è altro che Dio!",

attribuendo tali affermazioni agli stati mistici che limitano

il controllo del linguaggio in misura tale da indurre a dire:

"Questi uomini sono ubriachi! I discorsi degli ubriachi si tacciono

o non si riferiscono."

Poiché la sana ragione ritiene impossibile che l'autore abbia

voluto intendere un significato letterale, si impone questa opi-

nione. Per di più, essi sembrano incoraggiare a percorrere uno dei

cammini più stretti, al punto da rendersi zimbelli degli scherni-

tori e senza destare in alcuna persona il benché minimo desiderio

di difenderli. Tuttavia, se lo volessero, sarebbe offerta loro una

via d'uscita, una scappatoia per uscire dal cattivo sentiero nel

quale si sono incamminati. Infatti, perché scegliere ciò che offu-

sca la ragione, quando è possibile intendere il testo nel senso

corretto?

APPENDICE 8 (b)

STESSO COMMENTO INTRODUTTIVO DELL'APPENDICE 8 (a)

§ 2 - Rabb

Quanto all'uso del termine "Holàl" abbiamo già dato delucidazioni.

Per quanto riguarda il termine "Rabbi", Signore, è un termine co-

mune alla fede in Dio e alla proprietà di una cosa. Si dice il

"Rabb" di una casa, o di un bene. Infine il termine "Ilàh", Dio, è

usato da tutti coloro per i quali è grande. In effetti, Gesù dice

nel Vangelo: "Nella vostra Legge voi siete stati chiamati "dei

(Alihat)", applicando ai Giudei le parole del Salmo 82: "Io vi ho

chiamati dei e voi siete tutti figli dell'Altissimo"; e Dio nella

Thorà dice a Mosè: "Io ti ho costituito Dio per Faraone e tuo fra-

tello Aronne diverrà il tuo profeta." Esodo 7:1. Inoltre si appli-

ca il termine Dio (Ilàh) a chiunque venga adorato, a torto o a ra-

gione. Veramente, colui che persevera in un cammino impraticabile nonostante trovi l'occasione di uscirne, dimostra ostinazione nel-

l'errore e cecità.

Paolo ha dato tutta questa spiegazione in 1 Corinti 8:4-6 in una

maniera che non lascia alcun dubbio, salvo che a colui che ha per-

duto le sue due guide: la Ragione e la Scienza. Egli dunque dice:

"non c'è che un solo Dio. Poiché benché ci siano quelli che sono

chiamati 'dei', sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti

'dei' e molti 'signori', effettivamente c'è per noi un solo Dio,

il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi per lui; e c'è un

solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose

e noi per mezzo di lui."

Questa dimostrazione è veramente ammirevole! Mette in luce come i

termini "Dio" e "Signore" si applichino ugualmente sia a Dio (ve-

racemente) che ad altri che non hanno alcun diritto ad essere ado-

rati. Inoltre, egli attribuisce all'Iddio adorato la qualità di

Creatore, che ha diritto all'adorazione, e fa derivare da Lui l'e-

sistenza di tutte le cose dicendo: "Dal quale sono tutte le cose e

noi per Lui." Egli dichiara in seguito che è questo il vero Dio e

ne canta la lode proclamandone l'unicità con queste parole:

(Continua su appendice 8 c, con lo stesso commento preliminare)

"Per quanto riguarda noi, non riconosciamo che una sola divinità,

che è Dio." Egli nega a chiunque altro il diritto alla divinità,

dicendo: 'Non c'è altra divinità all'infuori di Lui solo!' In se-

guito ha designato il Messia, dandogli il nome di 'Rabb', Signore,

del quale abbiamo spiegato l'ambiguità, usandolo anche nel senso

di 'Proprietario', come indica il fatto che non gli attribuisce

alcuno degli attributi di Dio, dei quali si viene a parlare, ma

solamente una mano 'possidente' (la potenza del possesso) attribu-

ita propriamente al possessore. Tutte queste indicazioni sono

ammirevoli. La persona intelligente non fa fatica a coglierle e

ad ammetterle. Vorrei tanto sapere come ha fatto questa Legge reli-

giosa ad essere stabilita su delle assurdità così grossolane!

Sono stati trascinati dall'ignoranza, come dall'insolenza nei riguar-

di di Dio, dei suoi Profeti, le guide del popolo, come nei riguar-

di dei Santi, i suoi intimi, fino a forgiare nel loro spirito le

favole che si sono raccontate gli uni agli altri. Così, sono d'ac-

cordo nel dire che i figli di Adamo sono stati puniti a causa della disubbidienza del loro progenitore e che tutti i Profeti e i Santi

sono stati precipitati nell'Inferno. Inoltre che il loro Dio ha

promesso loro un riscatto, che ha pagato generosamente; ma

che la perfetta generosità di colui che riscatta consiste nel

liberarsi da se medesimo. Ora, siccome la sua essenza è semplice,

e non saprebbe soffrire né danno né pena, Dio si è unito all'uma-

nità di Gesù. Questa umanità alla quale si è unito è stata

poi crocifissa, e la sua crocifissione è causa di salvezza dei

profeti e dei santi e della loro liberazione dall'Inferno! Ma per

Dio, come fa questa gente ad essere così stupida!?

§ 3 - I nomi di 'Figlio' e di 'Padre'

Quanto a voler attribuire, come essi fanno, a Dio la Paternità di

Gesù, sperando di trovarci qualche vantaggio, o di stabilire una

proprietà che comporterebbe il privilegio in questione, questo in

effetti non è servito loro a niente. Prova ne è che nella Thora,

al cui contenuto prestano fede, sta scritto:

(Appendice 8 d con lo stesso commento introduttivo dell'appendice

precedente)

"Israele, mio figlio primogenito", ed anche: "Di' a Faraone che se

non manderà il mio figlio primogenito ad adorare nel deserto, io

metterò a morte il suo primogenito", volendo intendere per figlio

il suo popolo d' Israele. Allora il loro numero era 600.000, senza

contare le donne e i bambini. Tutto questo sta scritto nella Tho-

ra. Nei Salmi di Davide scritti sotto ispirazione divina si legge

anche: "Voi siete tutti figli dell'Altissimo!" (Salmo 82)

E Gesù applica queste parole a sé e ai suoi seguaci, dicendo: "

Io ascendo al Padre mio e Padre vostro, all'Iddio mio e

Dio vostro." (Giovanni 20:17). Credere ancora che con queste

parole Gesù volesse intendere di essere Dio, vuol dire

veramente smarrirsi lontano dalla evidente verità. Inoltre

egli ha applicato ai suoi soli uditori queste parole riportate

in Luca 6:35,36: "Non sperate nulla in cambio dagli uomini.

La vostra ricompensa sarà grande e voi sarete figli

dell'Altissimo, poiché egli è misericordioso verso i malvagi

e gli ingrati; siate voi stessi misericordiosi come il Padre vostro."

Il suo discepolo Giovanni ha usato lo stesso linguaggio dopo aver

compreso il senso metaforico che andremo a spiegare. In effetti ha

detto in 1 Giovanni 5:1: "Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è

stato generato da Dio." Il senso nel quale egli ha usato questa

metafora ben lontana dal senso letterale, è che un Padre è per na-

tura portato a mostrare grande tenerezza, clemenza, misericordia

e pietà a suo figlio, sul quale è attento a riversare ogni sorta di

bene e ad allontanarne ogni sorta di male, sforzandosi di guidarlo

nella via della felicità, di spingerlo ad impegnarsi, facendosi

premura di premunirlo contro ciò che lo condurrebbe al castigo,

alla infamia, a qualche danno eterno o a qualche accecamento

dello spirito che gli impedirebbe di scorgere la causa di un danno

gravissimo per l'avvenire. Ecco la natura del padre, tale e quale noi

la intendiamo.

Quanto al figlio, la sua natura è quella di essere rispettoso e

deferente verso suo padre, pieno di ritegno in sua presenza, doci-

le ai suoi ordini, che accoglie con riverenza e(APPENDICE 8 e con

lo stesso commento introduttivo di quella precedente)rispetto, senza

alcuna disubbidienza a quanto gli venga prescritto e vietato.

Ora, per Dio, se si considera la bontà , la misericordia e la com-

passione che dà a chi ama, il bene che gli promette e il male

che allontana da lui, la rivelazione che fa infine di quello che con-

viene alla sua maestà, i mezzi che gli dà per liberarsi, allora, a

ben guardare, quello che fa un padre terreno appare ben insignifi-

cante e spregevole.

D'altro canto, la rispettosa attitudine dei profeti verso Dio, il

loro ritegno verso di lui, la loro docilità ai suoi comandi, la

loro sottomissione ai suoi divieti, la loro riverenza verso di lui

sono cose più ammirevoli della condotta dei figli verso il loro

padre. Dio è anche per loro il più misericordioso dei padri ed es-

si gli sono i più devoti fra i figli. E' proprio questo il pro-

fondo senso metaforico dei termini usati sopra. Dunque, quando

Gesù usa metaforicamente il termine 'Padre' parlando di Dio, il

senso è che Dio è misericordioso e benigno verso di lui. E parlan-

do di sé come 'Figlio', vuol dire che è pieno di profondo rispetto

e riverenza per Dio. E' pure in questo senso che fa intendere le

sue parole, quando esorta a non abbandonare la speranza. Egli vuol

dire: "Se gli obbedite completamente, egli vi tratterà come un pa-

dre tratta i suoi figli." Lo stesso senso si trova nelle parole

del suo discepolo: "Questo è nato da Dio ..." Ecco dunque svelato

il senso delle espressioni che i profeti avevano capito. Anche a

loro fu permesso di esprimerlo con il loro linguaggio, confidando

nell'intelligenza di colui che sarebbe stato preservato dalle im-

maginazioni fallaci mediante il suo discernimento. Ed ecco che i

medesimi cristiani vengono ad usare subito questo termine corren-

temente. In effetti, quando incontrano un religioso o un prete, lo

chiamano 'Nostro Padre', nonostante che in realtà non lo sia af-

fatto. Ma lo dicono in senso spirituale, vale a dire che, a motivo

dei sentimenti di compassione, equiparano il prete a un padre, e a

motivo del rispetto che gli portano, equiparano se stessi a figli

suoi. Anche Davide ha espresso nei suoi Salmi lo stesso concetto,

(Appendice 8 f con lo stesso commento introduttivo precedente)

dicendo nel Salmo 103:13: "Come un padre mostra misericordia verso

i suoi figli, il Signore pure mostra misericordia a coloro che lo

temono." Ne consegue da ciò che si è detto che il termine 'Figlio'

attribuito a Gesù non contiene alcuna particolarità che lo renda

diverso da altri figli.

Lo stesso Vangelo di Giovanni 1:13 conferma chiaramente questa in-

terpretazione con le parole: "Ha dato loro l'autorità di divenire

figli di Dio", vale a dire che ha concesso loro di poter benefi-

ciare delle suddette disposizioni derivanti dalla Paternità, se-

condo la spiegazione fornita.

V - DISCUSSIONE DI TRE ARGOMENTI DEI CRISTIANI

§1 - Il prologo di Giovanni e la dottrina trinitaria

Ecco infine uno degli argomenti (1) più forti sui quali si appog-

giano per stabilire la divinità di Gesù. L'apostolo Giovanni lo ha

messo nel prologo del suo Vangelo, che inizia così: "Nel principio

era la Parola, e la Parola era mediante Dio, e la Parola era Dio.

Era così dal principio mediante Dio. Tutto era mediante Lui e sen-

za di Lui nessuna cosa è venuta all'esistenza..." etc... fino alla

fine, dove dice al versetto 14: "E la Parola è divenuta carne e ha

risieduto fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria."

Questo prologo non dimostra la divinità di Gesù. Essi considerano

in effetti che l'essenza del Creatore è una nel suo substrato, ma

che possiede differenti aspetti, se la si considera determinata da

un attributo la cui esistenza non dipende dall'esistenza anteriore

di un altro attributo, com'è, ad esempio, per l'Esistenza medesi-

ma, quella che essi chiamano 'la persona del Padre'.

(1) L'arabo dice ....... . Per rendere esattamente l'idea qui con-

tenuta che precisa il contesto, bisognerebbe dire: "Il passo pre-

cedente è uno di quelli che presenta la maggior difficoltà ai loro

occhi e sul quale essi si appoggiano etc..." Noi abbiamo tradotto

qui 'argomento', come faremo ancora più avanti.

APPENDICE 9

TAFSIR EL JALALEYN: DICE CHE LO SCRITTORE ISPIRATO, ASAF, FIGLIO

DI BERECHIA, CONOSCEVA IL NOME SUPREMO. INVOCANDO DIO COL SUO

NOME, EGLI CI ESAUDISCE.

APPENDICE 10

ENCICLOPEDIA DI ALEPPO: DI KHAYR E DINE EL ASSADY. DICE CHE ELIA

DERIVA DALL'EBRAICO 'ILYAHOU', CONTRAZIONE DI 'ILAHI YAHOUA' CHE

SIGNIFICA 'IL MIO DIO E' GEOVA'.

APPENDICE 11

TAFSIR EL JALALEYN: SPIEGA CHE COLUI CHE E' L'ANNUNCIO DEL MOMENTO

E' GESU' CRISTO.